lunedì 30 settembre 2013

MA NEL 2014 INIZIERÀ DAVVERO UNA PICCOLA ERA GLACIALE?

Mi verrebbe da dire che la delusione per il modo con cui si stanno ultimamente trattando temi a carattere climatico raggiunge livelli tali per cui subentra anche una certa rassegnazione ed uno si chiede allora quale importanza abbia richiamare ad un corretto approccio scientifico quando si va dietro all’audience a tutti i costi, tirando in ballo argomenti così complessi e così delicati come quelli di una proiezione stagionale o, addirittura, di una drastica variazione climatica. Fino a qualche tempo fa, ci si preoccupava di far capire alla gente comune come non fosse corretto affermare, per esempio, che... “i forti temporali avvenuti in un determinato giorno, in una città, erano colpa del cambiamento climatico” ed al tempo stesso si provava invece a spiegare che era l’osservazione del trend dei fenomeni intensi, a scala globale e su lunghe scale temporali, a far capire come fosse in atto un’estremizzazione del clima stesso. Errori di valutazione che potevano essere tutto sommato tollerati, in confronto a ciò che abbiamo ascoltato negli ultimi mesi, in cui le notizie che si sono rincorse sono diventate ancora più assordanti e rumorose.


Non è bastata, infatti, la notizia dell’anno senza estate circolata nel maggio scorso: adesso, siamo passati addirittura alla previsione dell’arrivo di una Piccola Era Glaciale che, secondo alcuni studiosi, dovrebbe iniziare nel 2014. Cioè tra un anno circa, a causa della scarsa attività solare. Immaginiamoci quindi adesso – e qui ci vuole davvero uno grosso sforzo di fantasia – l’arrivo di un fenomeno emisferico che si svilupperebbe allora, in proporzione, con la stessa rapidità con cui si innesca per esempio un temporale pomeridiano in un caldo pomeriggio estivo. Ribadisco... “in proporzione”, perché se facciamo due conti troviamo subito che 30 minuti (tempo di innesco del temporale)stanno a 24 ore (scala dell’evoluzione meteorologica) come un anno (tempo di innesco della Piccola Era Glaciale, secondo alcuni studiosi) sta a circa 50 anni (scala per capire se ci sono state apprezzabili variazioni climatiche). Sarebbe allora come dire che i tempi di sviluppo del tempo coincidono, sempre in proporzione, con quelli del clima. E questo, che è il primo concetto che si insegna in un corso di climatologia, non è assolutamente vero.

Affrontato il doveroso discorso sulle scale temporali del clima, veniamo all’analisi dei dati. Perché se si parla dell’arrivo di una Piccola Era Glaciale, non si può non prendere in considerazione lo stato di salute del pianeta Terra, espresso dalla sua temperatura media globale anno per anno. Tenendo sempre in considerazione i lunghi tempi che necessita la macchina climatica per cambiare passo, è necessario che per ipotizzare, anche lontanamente, l’imminente arrivo di una Piccola Era Glaciale debba essere presente un segnale conclamato di raffreddamento del sistema, evidenziato da un calo della sua temperatura media globale, e per di più questa nuova tendenza dovrebbe essere visibile da almeno una decina di anni. Perché... anche in questi casi... una rondine non fa primavera! Commentiamo allora il grafico dell’andamento della temperatura terrestre, limitandoci in particolare agli Anni Duemila, che più di tutti cadono sotto i riflettori proprio per la dibattuta questione sul fatto che il Global Warming sia o meno in fase calante.

Dal grafico (fig. 1) si può innanzitutto osservare, dall’altezza di ogni barra, come nell’ultimo decennio cadano gli anni più caldi di sempre: il record assoluto del 1998, anno in cui l’anomalia della temperatura media globale aveva raggiunto il valore di +0.63 °C, è stato superato prima nel 2005 (+0.65 °C) e poi nel 2010 (+0.66 °C), cioè appena tre anni fa. Se tracciamo ora la media mobile su un periodo di 11 anni (linea rossa), che è l’intervallo ottimale per iniziare ad apprezzare minime variazioni climatiche (la questione è puramente statistica e la scelta di tale periodo non c’entra nulla con i cicli solari), allora possiamo osservare come l’inclinazione della linea si sia mantenuta pressoché costante da metà degli Anni Settanta fin quasi ai giorni nostri: un segnale, questo, che si traduce in pratica con un aumento costante del Global Warming. Se poi vogliamo andare a cercare il cosiddetto “ago nel pagliaio”, si potrebbe anche abbozzare l’ipotesi che la curva sia diventata meno inclinata negli ultimi 5 anni, ma non è certo questo un segnale di arretramento del riscaldamento terrestre: anzi, fino a prova contraria, questo significa che l’aumento della temperatura, in relazione all’ultimo lustro, potrebbe aver rallentato, ma è sempre presente e con la freccia che continua a puntare verso l’alto. Non si evidenza quindi alcun segnale di arresto (perché altrimenti la linea rossa si sarebbe appiattita) e nemmeno di calo (perché altrimenti la linea rossa avrebbe invertito la linea di tendenza).

Per di più, ammesso che questa inversione ci fosse stata, ci saremmo di certo trovati un pianeta in uno stato febbrile non indifferente, perché lo avremmo trovato più caldo ancora di almeno mezzo grado, almeno in una prima fase. Se questo è lo stato attuale, si ritiene scorretto affermare, in base solo alla bassa attività solare in atto (fig. 2), che l’anno prossimo (o giù di lì, non volendo proprio prendere l’affermazione ad litteram) inizi una Piccola Era Glaciale. Per i due motivi che abbiamo spiegato: ovvero per i tempi necessari al clima per cambiare passo e per un raffreddamento che, seguendo i tempi tipici delle minime variazioni del sistema, ancora non si percepisce affatto a livello globale. Ciò non toglie l’interesse che può suscitare questa fase di stanca della nostra stella, legata alla sua bassa attività, proprio sui risvolti che potrebbe avere in futuro sul clima terrestre, ma si tratta di un terreno che va sondato più volte prima di appoggiarci il piede, dal momento che il rischio di imbattersi in... sabbie mobili è estremamente elevato. Bisogna solo avere la pazienza di aspettare l'evolvere degli eventi e cercare conferma in nuovi dati sperimentali.

Le scene da “The day after tomorrow”, quindi, le lasciamo volentieri al cinema ed ai suoi effetti speciali...

ARTICOLO A CURA DI:Andrea Corigliano


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