La tecnica utilizzata dai ricercatori dell’Università del North Carolina è conosciuta comeoptogenetica. In sostanza si attivano e disattivano precise aree del cervello per cercare di curare dipendenze, patologie neurologiche e dolore cronico. In questo specifico caso, dopo aver reso i neuroni dei topi sensibili alla luce, gli scienziati hanno impiantato nel loro cervello un sottile fascio di fibre ottiche che, attraverso ‘bombardamenti’ luminosi di 20 minuti per ciascun roditore, permetteva di accendere o spegnere singoli neuroni. Da ora in poi, grazie alla scoperta americana, dovrebbe essere più chiaro il modo in cui si attivano i centri della fame e della sazietà situati nell’ipotalamo. Resta da capire, però, se il controllo di questi stimoli ha un effetto limitato. Se, dunque, i topi avrebbero continuato a mangiare, nel caso i neuroni fossero stati ‘colpiti’ per tanto tempo o, all’opposto, se avrebbero smesso di cibarsi fino alla morte, nel caso in cui neuroni fossero stati disattivati.
I ricercatori americani hanno ricevuto il plauso di molti esponenti della comunità scientifica internazionale. “Questo è un pezzo mancante davvero importante del puzzle – ha affermato il neuroscienziato Seth Blackshaw a Science News - questi sono tipi di cellule che non si era nemmeno previsto che esistessero”. E se lo dice Blackshaw ci si può fidare. Lo studioso americano, infatti, è un esperto dell’argomento. Un anno e mezzo fa ha anche coordinato i ricercatori della Johns Hopkins University School of Medicine per uno studio sull’alimentazione. I loro test hanno stabilito che più si mangia grasso più si tende a mangiare. Insomma, se proprio volete lasciarvi andare a tavola, state attentiall’oggetto del vostro appetito.
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