martedì 8 ottobre 2013

USA, ecco come fermare la fame

Anoressia e bulimia nervosa. Patologie temute e conosciute da molti. Anche perché spesso si accompagnano a depressione e sindrome ansiosa. Se, fino ad ora, per curare i più diffusi disturbi del comportamento alimentare c’è spesso bisogno di una vera e proprio equipe di esperti, composta da psicoterapeuti, medici internisti specializzati in nutrizione clinica, psichiatri, dietisti ed infermieri, nel prossimo futuro potrebbe bastare molto meno. Almeno questa è la speranza che ha suscitato un gruppo diricercatori dell’Università del North Carolina. Lo studio americano, pubblicato sulla prestigiosa rivista “Science”, ha scoperto che, se si colpisce una particolare zona del cervellocon un raggio laser, si può riuscire a controllare lo stimolo della fame. Elemento centrale negli esperimenti, condotti su topi geneticamente modificati, sono i neuroni situati nel nucleo della stria terminale, parte dell’amigdala in stretto contatto con l’ipotalamo, la struttura cerebrale fondamentale nel controllo del comportamento motivato. Gli scienziati, guidati da Joshua Jennings e Garret Stuber, hanno agito proprio su questo tipo di cellule. Il risultato è che quando esse sono state “accese” dal laser, i topi mangiavano senza sosta, soprattutto cibi calorici, mentre quando venivano “spente”, i topi evitavano di mangiare anche se a digiuno da tempo.

La tecnica utilizzata dai ricercatori dell’Università del North Carolina è conosciuta comeoptogenetica. In sostanza si attivano e disattivano precise aree del cervello per cercare di curare dipendenze, patologie neurologiche e dolore cronico. In questo specifico caso, dopo aver reso i neuroni dei topi sensibili alla luce, gli scienziati hanno impiantato nel loro cervello un sottile fascio di fibre ottiche che, attraverso ‘bombardamenti’ luminosi di 20 minuti per ciascun roditore, permetteva di accendere o spegnere singoli neuroni. Da ora in poi, grazie alla scoperta americana, dovrebbe essere più chiaro il modo in cui si attivano i centri della fame e della sazietà situati nell’ipotalamo. Resta da capire, però, se il controllo di questi stimoli ha un effetto limitato. Se, dunque, i topi avrebbero continuato a mangiare, nel caso i neuroni fossero stati ‘colpiti’ per tanto tempo o, all’opposto, se avrebbero smesso di cibarsi fino alla morte, nel caso in cui neuroni fossero stati disattivati.

I ricercatori americani hanno ricevuto il plauso di molti esponenti della comunità scientifica internazionale. “Questo è un pezzo mancante davvero importante del puzzle – ha affermato il neuroscienziato Seth Blackshaw a Science News - questi sono tipi di cellule che non si era nemmeno previsto che esistessero”. E se lo dice Blackshaw ci si può fidare. Lo studioso americano, infatti, è un esperto dell’argomento. Un anno e mezzo fa ha anche coordinato i ricercatori della Johns Hopkins University School of Medicine per uno studio sull’alimentazione. I loro test hanno stabilito che più si mangia grasso più si tende a mangiare. Insomma, se proprio volete lasciarvi andare a tavola, state attentiall’oggetto del vostro appetito.















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